Un 3 sulla fiducia
5 Ottobre 2023

Un 3 sulla fiducia
“Prof, una domanda: mio figlio (di 17 anni) risolve i problemi di matematica senza svolgimento, ottiene il risultato giusto mentalmente, poi prende 3. È giusto?”.
Ho cominciato ad avere profili social “pubblici” quasi subito (Facebook ce l’ho dal 2009 e, appena fu possibile, aprii la pagina “artista”) ma non li ho mai capiti davvero (i social) e così ho sempre un po’ trascurato “la comunità”. Ma tanto ero (e sono) un divulgatore teatrale – mi dicevo – il mio mondo è “reale”. Poi la pandemia e il fiorire di divulgatori (qualcuno davvero bravo, altri meno), l’esplosione di nuove piattaforme (su tutte Tiktok) e il moltiplicarsi (per alcuni colleghi esponenzialmente) dei followers, le case editrici che cercano (a volte, per fortuna non tutte e non sempre) “i grandi numeri” e i festival che cominciano a chiamare (anche, per fortuna non solo) chi ha canali a 5 o 6 zeri, indipendentemente dal proposto o dal contenuto.
(pausa)
Prima di continuare devo ricordarmi e ricordarvi che, se sembra uno sfogo, è perché un po’ lo è. Ma non è invidia. O almeno non credo. Io faccio, rispetto a tanti altri, un lavoro diverso: scrivo e produco spettacoli e conferenze-spettacolo di divulgazione da portare in scuole e teatri “dal vivo”. E non è dalla rete che guadagno alcunché, se non in visibilità: non monetizzo nulla, di tutto ciò che condivido. Quindi l’obiettivo principale non è “esplodere in rete”. Però che capiti (ripeto, a volte!) che “gli imprenditori della cultura” mettano in secondo piano la qualità rispetto alla visibilità fa male (anche se ne capisco le ragioni). Ma torniamo al racconto…

E così, in piena pandemia, in crisi da astinenza da palcoscenico, con volti nuovi che si moltiplicano e cominciano a diventar famosi mi sono ritrovato ad aprire o rianimare profili social… e tutto questo mi ha aiutato a sopravvivere, soprattutto nel 2020/2021. Ma oggi, che il “mondo vecchio” è (praticamente) tornato potrei forse chiuderli o metterli in salamoia (il numero di date che ho fatto in questi primi mesi dell’anno è quasi lo stesso del 2019 nello stesso periodo), però…
Però, oltre (non lo nego) a essere una vetrina interessante (più lavori sono arrivati da committenti inaspettati, aprendo nuove possibilità di mercato. Un esempio su tutti? Separati in casa), questa “vita social” mi sta dando non poche soddisfazioni! Due su tutte: il costringermi a ripensare le cose condivise (tra domande, osservazioni, commenti a cui rispondere o su cui riflettere e meta-riflettere finisci con il comprendere sempre meglio il condiviso) e gli spunti di riflessione o approfondimento che nascono dai dibattiti (sempre belli) sotto i post. Uno fra tanti, l’incipit di questo articolo.
Il Contratto didattico (introdotto da Brousseau nel 1986) comprende tutte quelle aspettative e regole, spesso implicite, che la situazione didattica pone a professori e discenti. Se quindi è richiesto (esplicitamente o implicitamente) di riportare i passaggi, il 3 “sulla fiducia” denunciato dalla mamma del commento è meritato. Ma perché richiederli? Non basta il risultato, se giusto? Ecco alcuni “perché no”, da docente e in ordine rigorosamente sparso…
- Devo sincerarmi che sia farina del suo sacco;
- Una risposta secca o è giusta o è sbagliata e questo impedisce di “sfumare” la valutazione o intervenire sul “non compreso”;
- È più importante il percorso del risultato, anche perché a volte si arriva al risultato giusto facendo due o più sbagli che si elidono e compensano… Insomma, se l’obiettivo fosse arrivare sulla Luna e, per errori di calcolo, l’astronave prima sbattesse un paio di volte sul Sole, ecco, non sarebbe proprio auspicabile!
- A scuola si insegna anche a ragionare e a farlo in diversi modi: esplicitare il ragionamento e una meta-riflessione sullo stesso sono parti integranti del processo di apprendimento;
- Nei programmi scolastici ci sono argomenti propedeutici per quelli futuri: è importante verificare quindi che siano stati appresi e interiorizzati;
- (soprattutto nella scienza) è fondamentale argomentare e dare prove di quanto sostenuto. I ragionamenti alla base della risoluzione di un problema sono “rappresentativi” del metodo scientifico (studio di dati, pubblicazioni in peer review, …);
- A scuola si insegna, tra l’altro, a rispettare le regole e le consegne… Se la consegna è di esplicitare i passaggi, si devono esplicitare i passaggi.
1 commento
Giovanni
Quei punti da “devo sincerarmi che sia farina….” in poi sono da mandare a memoria
Sono regole didattiche fondamentali