La missione della scuola

5 Luglio 2019

La missione della scuola

Ma la scuola non potrebbe occuparsi di queste tematiche? Non ci potrebbe essere una formazione specifica?”. A parlare un ragazzo di III. Un tipo apparentemente sveglio, sicuramente interessato, che parla a voce bassa ma decisa.

Sono in provincia di Siena, è appena finito L’azzardo del giocoliere e sto rispondendo alle domande del pubblico. La conferenza spettacolo parla della matematica del gioco d’azzardo in un’ottica di lotta (e denuncia) della ludopatia, a partire dal nome: ludos… come se fosse il gioco, il problema. Si è mai sentito “padre di famiglia trascura i figli perché gioca a frisbee in giardino? Sono i soldi il problema, lo scommettere, l’azzardo! Non il gioco! Nella lotta al gioco d’azzardo si sono scagliati sulla parte sbagliata del nome: azzardopatia, si dovrebbe chiamare”[1]. Ed è proprio su questo che è incentrata la domanda del ragazzo: potrebbe la scuola occuparsene, anche in termini di denuncia esplicita?

Solitamente, date le tante repliche, le domande che mi fanno sono più o meno sempre le stesse da cui, anche le risposte, sono spesso “recitate”. Questa volta vengo preso alla sprovvista. Non so se prendono la mia pausa come una posa, ma mi prendo alcuni secondi, guardando un faro della prima americana, per riflettere.

“Citerò il mio filoso preferito. Durante una lezione nella scuola elementare di Spingfield il direttore Skinner interrompe il tran tran quotidiano per comunicare che la gita di istituto sarà a Disneyland! Bambini di 8 anni nel più grande e famoso parco divertimenti del mondo! Quale la reazione di Bart? Disneyland? Noooo! Che palle! … vedete, quando qualcosa viene proposta dalla scuola direttamente, soprattutto se in orario curricolare, corre il rischio di essere presa, dallo studente quadratico medio, come una imposizione! Non accolta, quindi, e rigettata a priori! È perciò molto difficile capire i modi e i tempi giusti per parlare di una certa tematica. Sbagliandoli si potrebbe ottenere l’effetto opposto. Stesso problema se chi affronta il tema non è sufficientemente formato o sbaglia il registro comunicativo. Insomma, penso che parlarne non basti: se lo si fa, lo si deve fare bene. Ma c’è di più…”.

Ci sono momenti, mentre parli, in cui ti rendi conto che stai per, non dico pestare la proverbiale cacca, ma quantomeno toccare nervi scoperti. Bene, quello è stato uno di quei momenti. Mentre formulavo la prossima frase mi son reso conto che avrei potuto non essere capito o trovare dissenso nella platea.

“…la scuola deve occuparsi di educazione sessuale, lotta al razzismo, uguaglianza di genere, rispetto delle donne, lotta alle dipendenze in generale, educazione stradale… ci manca solo che aggiungiamo anche la lotta alla ludopatia! Ora, spero di non essere frainteso, ma il mio compito è quello di insegnare matematica e fisica, non altro. Quelle sono le mie competenze, quello è ciò per cui ho studiato, ciò che so fare bene e per cui sono formato. Caricarmi di compiti altri, in classe, potrebbe essere deleterio! E non solo per la mia non-preparazione. Ma per due motivi, essenzialmente!

Primo, sobbarcando sulla scuola tutti questi compiti si tende a deresponsabilizzare altri, a partire dalle famiglie. Correndo il rischio, come accennavo, che poi i ragazzi prendano il tutto nel modo sbagliato.

Secondariamente, dedicare tutto questo tempo (sempre di più, negli ultimi anni) a compiti altri dalla missione principale porta a trascurare il fine ultimo della scuola: “insegnare”. Lavorare cioè, attraverso lo studio di diverse discipline, su concetti e conoscenze che poi, trasformate in competenze, permetteranno al ragazzo di diventare cittadino. Permettendogli così di scegliere come e se partecipare, consentendogli di capire e discernere.

Forse mi spiego meglio con un altro esempio: studi OCSE mostrano che nei paesi in cui le competenze matematiche sono più diffuse è minore la spesa pro capite in gioco d’azzardo. Traduco: il sapere matematico funge da vaccino contro la azzardopatia! Non è quindi denunciando il pericolo della dipendenza che la scuola fa il suo dovere contro questa malattia, ma è dando gli strumenti ai ragazzi per difendersi. Noi dobbiamo insegnare, indicare una strada, condividere un percorso, voi dovete studiare. È un dovere che avete verso il voi stessi di domani”.

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[1] Tratto da L’azzardo del giocoliere – perché la matematica è l’unico vero vaccino contro la azzardopatia

3 commenti

  • OK Fede. La penso come te!

  • Buongiorno Federico,
    la condivisione del Suo ultimo post da parte mia è totale.
    E’ corretto e doveroso sensibilizzare i nostri studenti (ai nostri tempi ci sensibilizzavamo da soli, ma i tempi sono cambiati) e questo lo si può fare anche a Scuola, ma con momenti di riflessione progettati e dedicati. Penso ad esempio alle assemblee di Istituto, che non devono essere viste come un’autorizzata, ma spesso inconsistente e improvvisata, alternativa alla salutare mattina di lezione, ma devono essere organizzate per esempio al fine di approfondire queste tematiche, col necessario intervento di esperti esterni che sappiano in maniera fondata e autorevole parlare e discutere al riguardo.
    Non può il singolo docente vestirsi dell’abito del tuttologo, come molta Società vorrebbe, col rischio che faccia danno involontario a se stesso e agli altri.
    Purtroppo noi chiediamo sempre meno ai nostri studenti, e a noi viene chiesto di dare sempre più, anche ciò per cui non siamo titolati.
    Buona estate,
    Stefano

  • kappesante

    sempre il numero uno

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