la matematica del contagio
17 Marzo 2020

Il presente articolo, della rubrica “Diamo i numeri” (Sapere, marzo 2020 – ed. Dedalo), è stato reso pubblico proprio oggi sulla home page della rivista! Mi permetto quindi di condividerlo con tutti voi con questa “pubblicazione straordinaria” (invece che, come sempre, il 5 di ogni mese) augurandovi buona lettura e, nel caso in cui vi piaccia, vi invito a dare un occhio anche a Sapere: sono convinto che troverete altro di interessante.
La matematica del contagio
Quando si parla di contagio si deve stare calmi e non bisogna dare i numeri. Dare quindi “altri numeri” può forse aiutare: oltre che a tranquillizzare, a capire il perché di certe scelte. Parlo dei numeri della matematica, della statistica, dei modelli e della ricerca. Numeri che emergono da un linguaggio complesso e oscuro ai più, ma che possono essere intesi facilmente, nel loro significato più immediato.
Il primo è il tasso netto di riproduzione R0, ovvero il numero di nuovi casi generati in media da un singolo individuo durante il periodo infettivo in una popolazione altrimenti non infetta. Se R0 è minore di 1, l’infezione tende a estinguersi, viceversa tende a diffondersi nella popolazione: se non controllate, epidemie con R0 maggiori di 1 hanno una diffusione esponenziale. Il valore di R0 dipende dal tempo durante il quale un individuo è contagioso e dal numero di contatti che mediamente ha in quel periodo. Semplificando molto il modello e ipotizzando di avere un vaccino a disposizione efficace al 100%, la percentuale di popolazione da vaccinare per evitare la diffusione sarebbe pari a 1 – (1/R0). Per il morbillo si stima un R0 tra 10 e 20, dunque la vaccinazione dovrebbe attestarsi intorno al 95%.
Altro numero interessante è il rischio di morte: prodotto della letalità del virus e della probabilità di contrarlo. Per quanto riguarda il primo fattore, chi può intervenire sono medici e ricercatori, mentre rimpicciolire il secondo è compito della politica, della società civile e di ogni cittadino. Ebola, a seconda delle epidemie, ha avuto una letalità tra il 25% e il 90%. Possiamo oggi non preoccuparcene solo perché è infinitesima la probabilità di contrarlo.
Ultimo numero interessante è la socialità. Durante un’epidemia, quelli che potrebbero contrarre la malattia decrescono nel tempo (perché immuni, o perché si sono ammalati, o perché sono morti), mentre gli infetti aumentano esponenzialmente (come accennato) sino a raggiungere un picco, per poi calare naturalmente proprio perché stanno calando quelli che potrebbero contrarre l’infezione. L’importante è che il picco sia al di sotto della capacità di risposta del Sistema Sanitario Nazionale. Come si evince dal grafico, calando la socialità (linea verde) si può contenere l’altezza del picco. Le misure prese in considerazione riguardano il lavorare da casa, la chiusura delle scuole, la riduzione dei contatti sociali, l’isolamento dei casi infetti. Importante è sottolineare come i diversi modelli matematici e gli studi di passate epidemie concordino sul fatto che il contenimento sociale ha la massima efficacia se attuato nelle primissime settimane dall’inizio dell’epidemia, mentre diventa praticamente inutile se tardivo, ma “quando” dipende dal solito R0. Per un R0 di 2,5 (quello stimato per il Covid-19), intervenendo entro le prime due settimane, la sola chiusura delle scuole potrebbe fermare i contagi al 60%, l’isolamento di almeno il 90% degli infetti ridurrebbe la soglia al 50%, mentre l’insieme di tutte le misure di contenimento abbasserebbe la percentuale dei contagiati al 15%. Le stesse misure, se attuate anche tutte insieme dopo 5, 6, 7 settimane dall’avvio dell’evento epidemico, non riuscirebbero a far scendere la frazione di popolazione affetta sotto il 65%…
Direi che conoscere un po’ di numeri, assieme a “sapere è potere” e “chi ha tempo non aspetti tempo”, può fare davvero la differenza.
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Il presente articolo è stato pubblicato sulla rubrica “Diamo i numeri” – Sapere, marzo 2020 – ed. Dedalo.
4 commenti
Maria Luce Campa
Ti ho conosciuto in un convegno dell’UMI , sei bravissimo
federico benuzzi
Grazie.
Non vedo l’ora di tornare in scena!!!
francesco giberti
Federico, il tuo entusiasmo e la competenza che dimostri (in molti campi) sono preziosi per te e per quanti ti stimano. …..se il coronavirus me lo permetterà, nei tuoi grafici non è prevista la variabile “età” che mi sfavorisce, voglio contiuare a seguirti a distanza, col rispetto che meriti.
Avrei voluto averti come prof…..si è dato l’ opposto.
Francesco
federico benuzzi
Solo grazie…