Dopo, giocolieri DiNuovo

5 Gennaio 2016

Dopo, giocolieri DiNuovo.

Il seguente articolo è stato pubblicato sulla rivista “Gli amici di Luca – Magazine” nel 2013, numero 45 – 46, e parla di un’attività di teatro terapia fatta all’interno del gruppo teatrale Dopo DiNuovo della Casa dei Risvegli Luca De Nugris

Quando Alessandra mi chiese, l’estate scorsa, se fosse possibile tenere un corso di giocoleria alla Casa dei Risvegli per i componenti del gruppo Dopo DiNuovo risposi di sì, quasi senza pensare. “Ragionaci – mi disse – perché potrebbe esser una parte importante del lavoro del prossimo anno”. Mi piacciono le sfide, mi piace fare cose nuove e mi hanno educato a dire di sì, sempre, e poi a ragionar su come risolvere il problema: sarà per questi motivi, sarà che sino ad oggi mi è sempre andata bene, sarà quel che sarà ma ribadii il mio sì, quasi senza pensare.

Quando a ottobre mi fermò, dopo uno dei primi laboratori del lunedì, per dirmi che due settimane dopo avremmo cominciato con le lezioni di giocoleria capii che c’era qualcosa che non aveva funzionato: avevo detto veramente di sì? Aiuto.

Nonostante sia un’arte antica e diffusa, la parola “giocoleria” nei più famosi vocabolari italiani non si trova ed il “giocoliere” è relegato ad essere “chi esegue giochi di destrezza o equilibrio in circhi o teatri” mentre nell’immaginario collettivo è “colui che fa girare le palle”[1]. Essendo però sedici anni che “lancio roba”[2], per lavoro e per passione, penso di avere un’idea abbastanza chiara di cosa sia e di cosa comporti praticarla.

Fare giocoleria vuol dire manipolare oggetti in modo artistico ed intenzionale. Quali “oggetti”? Qualsiasi. Dai classici clave, cerchi e diablo[3] passando da oggetti di uso comune come piatti, cappelli e bottiglie per arrivare ad oggetti costruiti ad hoc come “cerchi-quadrati” e bastoni a forma di “S”. Cosa si intende per “artistico” è semplice da capire (ma meno da definire e quindi soprassiedo) mentre è dietro le parole “manipolare” ed “intenzionalmente” che risiedevano i miei dubbi. Praticare giocoleria richiede infatti coordinazione, destrezza, memoria, ritmo, attenzione, controllo: si devono usare quindi “qualità” che metterebbero in difficoltà chiunque, a maggior ragione, pensavo, il gruppo.

Però non è giocoliere solo chi riesce a controllare in aria 14 anelli o a far ruzzolare sul suo corpo 8 sfere di cristallo. Per fare giocoleria possono bastare anche un solo oggetto e manipolazioni semplici (e grande è la sperimentazione, a livello internazionale, in questa direzione). Decisi quindi di lavorare con solo una pallina: comune, facile da reperire, ma soprattutto facile da manipolare… e poi non si rompe quando cade! Perché facendo giocoleria le cose devono cadere: se non cade nulla non stai imparando nulla (di nuovo). …beh, se le cose stanno così dobbiamo avere imparato veramente tanto!

Nel corso degli incontri abbiamo lavorato su lanci, prese, passaggi e movimenti coreografici con o senza pallina e ancora su simmetrie, specularità, variazioni di ritmo, ripetizioni… abbiamo quindi lavorato su coordinazione, memoria, attenzione e controllo. Un lavoro fatto nell’ottica sia di mettere in gioco ognuno le proprie capacità ma anche nel tentativo, come singolo, coppia o gruppo, di superare i nostri limiti. Ognuno coi suoi modi, ognuno coi suoi tempi e quindi in una dimensione di grandi diversità, ci si è messi in gioco, cercando di far lanci sempre più lunghi e al contempo più precisi, provando a curare i movimenti, le coreografie e la sincronia, ponendo grandissima attenzione ai ritmi, non solo ai nostri, ma anche a quelli proposti dagli altri e che quindi non sempre ci erano congeniali, … è stato quindi un lavoro faticoso… ma appagante.

Sarà grazie alla dimensione di gioco (con gli altri) o alle dinamiche di sfida (con sé stessi) che si sono create, ma tutti hanno ottenuto molto più di quello che pensavamo, spingendosi molto più in là di quanto credevamo possibile, arrivando ad usare potenzialità (fisiche e mentali) troppo spesso (per paura o per pigrizia) non usate (come, per esempio, una mano che solitamente ci “dimentichiamo” in grembo che prende e rilancia una pallina perché… non poteva cadere!).

Ed in questo turbine di proposte, tentativi, differenze, rispetto reciproco, esortazioni, creazione, energia, sfide, gioco, disciplina ed improvvisazioni che è una delle più grandi ricchezze del gruppo siamo stati tutti, anche se per poco, giocolieri.

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[1] Solo ora che rileggo mi rendo conto di come suoni male…

[2] Una volta dicevo “tirare roba”…ma anche questo suona abbastanza male…

[3] Clessidra di gomma che si manipola con l’utilizzo di due bacchette legate tra loro con un filo.

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