diversamente interessati

5 Dicembre 2019

diversamente interessati

Siamo a fine settembre 2019. Alla manifestazione di  Friday for future hanno partecipato centinaia di migliaia di ragazzi in tutta Italia: 150mila a Milano, 200mila a Roma, milioni nel mondo. Il messaggio arriva forte e chiaro come mai prima: il nostro futuro è a rischio, non permettetevi di deluderci! Le nuove generazioni chiedono ai potenti della terra di ascoltare la scienza e fare qualcosa.

Tra i ragazzi delle mie classi la partecipazione è stata alta: un 80%, circa. Il giorno dopo colgo occasione per parlarne e trovo, nelle loro parole, tutti i dubbi e le perplessità che sono in me, ma anche altrettanta determinazione e consapevolezza. Qualcosa si muove e ne sono felice.

Pochi giorni dopo accompagno una classe ad Antropocene[1]: il neologismo introdotto dal premio Nobel per la chimica atmosferica Paul Crutzen per definire l’epoca geologica in cui l’ambiente è fortemente condizionato dall’azione umana è diventato una bellissima mostra video-fotografico-interattiva. Bellissima e atroce. Splendide immagini e fortissime descrizioni sottolineano come l’uomo, oggi, stia letteralmente piegando e stravolgendo interi ecosistemi. Mostra non schierata politicamente che si limita a riportare con la forza dei numeri e delle immagini semplici dati di fatto. Atroci proprio perché asettici e ineludibili. Mostra che fortuitamente risona fortemente con le parole di Greta Thunberg. Mi aspetto così una partecipazione dei ragazzi ampia e consapevole, generale e generalizzata… ma, come spesso accade, crearsi aspettative è il modo migliore per restare delusi. Al lavoro, come in amore…

E così alcuni ragazzi sono solo scolasticamente interessati: ascoltano diligentemente, prendono appunti, memorizzano le parole della guida come se fosse una lezione qualsiasi. Altri sono genuinamente interessati: assorbono ogni parola, chiedono, discutono tra loro e ritornano sul detto e sul visto per non dimenticare, per fare loro quel sapere. Altri ancora sono invece tristemente non interessati: cazzeggiano, guardano il cellulare, chiacchierano, ascoltano con un orecchio e fantasticano con tutto il resto, apparentemente refrattari a ogni sollecitazione. E poi ci sono quelli diversamente interessati: non seguono la guida ma leggono tutte le didascalie, guardano le foto e poi navigano coi loro smartphone alla ricerca di luoghi, nomi, date. Fanno foto. Vivono la mostra, non una lezione.

Errore mio e di tanti colleghi, penso, è quello, in questi casi, di vedere il bicchiere mezzo vuoto, di focalizzarci sui non interessati e di farci prendere dallo sconforto: “ecco, lo sapevo! Ma come è possibile? dopo tutto quello che… Se alla loro età avessi… Ma come è possibile che non… Dove andremo a finire se…”. Errore visto da tutti i punti di vista. Innanzitutto perché sono e restano una minoranza, mentre quelli che godono (in modo scolastico, genuinamente o diversamente) del proposto sono la stragrande maggioranza. E poi perché queste proposte, anche laddove i ragazzi sembrino refrattari, disinteressati o scolastici (che non è una colpa, ma solo una modalità), alla fine qualcosa lasciano e, attecchendo, anche se solo in parte, li cambiano. E quindi penso che il bicchiere sia sempre mezzo pieno: almeno e non solo! Senza contare che, questi momenti, aiutano non solo loro a formarsi, ma anche noi a conoscerli: osservando loro e la mostra al contempo.

E quindi un pensiero positivo, in chiusura, rivolto a tutti, ma che spesso devo ripetermi io stesso: va tutto bene. Nel gioco delle parti è giusto che li riprenda, i disinteressati, cercando di spingerli verso altre modalità di partecipazione, ma senza farmi venire il sangue amaro e senza metterli in croce. Poi, ovviamente, ognuno raccoglie ciò che semina.

Mi permetto però, in chiusura, una riflessione parimenti importante. Anche noi, maestri, professori, docenti, siamo (di volta in volta) classificabili come scolasticamente, genuinamente o diversamente interessati. E, ricordiamocelo sempre, per quello siamo visti e giudicati. Giustamente, aggiungerei. Però, mentre loro possono essere “non”,  a noi è proibito. E qui mi fermo.

Un saluto ironico a tutti i colleghi che, durante mostre, conferenze, spettacoli teatrali e chi più ne ha più ne metta, passano il tempo al cellulare o a fumare una sigaretta. Ricordate: si raccoglie ciò che si semina.

__

Vi siete già iscritti al Blog? Avrete notato che il mio sito è privo di pubblicità?! Cosa aspettate ad iscrivervi? Io non vedo neppure la vostra mail, semplicemente il 5 di ogni mese vi arriverà un messaggio per ricordarvi che è uscito il nuovo articolo! Quello che cerco è un confronto: se quindi condividerete o commenterete, per me, sarà soltanto un regalo.
…e stessa cosa per il canale youtube… vi aspetto!

__

per una riflessione sul problema del riscaldamento globale si rimanda qui

[1]Consiglio a tutti di andarci! È programmata sino al 5 gennaio ed è gratuita: lei, il parcheggio e il caffè! E non è uno scherzo…

3 commenti

Lascia il tuo commento