cosa ne pensate della DAD?
13 Aprile 2021

cosa ne pensate della DAD?
“A me la DAD piace: per andare a scuola devo svegliarmi alle 5:30 e non sono mai a casa prima delle 16. Così ho più tempo per studiare, più energie”.
“Sì, prof, anch’io ora che mi sono organizzato riesco a seguire bene tutto…”.
Sveglia alle 7:00, una veloce capatina in bagno, mi cambio e faccio colazione mentre ascolto le notizie. Nel mentre ripenso con nostalgia alle sveglie delle 6:20, le colazioni al bar, il quotidiano appena sfornato da sfogliare, l’incontro coi colleghi nei corridoi (che, oltretutto, è un modo insostituibile per permettere un continuo confronto sui ragazzi)… Alle 7:30 sono già in mansarda, accendo tablet e pc, compilo il registro elettronico (la burocrazia ci seppellirà tutti!), apro i file che mi serviranno e ripasso velocemente quello che dovrò dire a lezione. Alle 7:55 apro la stanza virtuale e, mentre aspetto che i ragazzi si colleghino, ho tempo di sentire un dolorino alla schiena: non solo comincia a farmi male stare tanto seduto, ma anche “andare al lavoro” con una semplice rampa di scale è davvero poco salutare! …e se non si fa in tempo a mettere in moto il corpo, figuriamoci il cervello.
“Buongiorno prof”.
Arrivano tutti puntuali, nel giro di due minuti posso iniziare l’appello.
“Ci sono”. “Ci sono”. “Presente, buongiorno prof”. “Eccolo!”.
Ognuno risponde come si sente. Apprezzo chi ha voglia di scambiare due chiacchiere ma non biasimo gli altri: questa vita, tra le solite 4 mura, sta diventando pesante. Con uno schermo come unica finestra verso scuola, lavoro, amicizia, svago …
“Allora, qualcuno mi racconta qualcosa prima di iniziare? Come avete passato queste vacanze pasquali?”, chiedo loro: perché le buone abitudini non si devono mai perdere. Qualcuno parla delle uova di cioccolato, qualcuno dice di essere stanco, qualcuno non ne può più. Ed è a quel punto che intervengono le voci fuori dal coro: c’è qualcuno a cui la DAD piace. Ascolto le loro osservazioni e un compagno ribattere ma poi iniziamo la lezione… e il dubbio mi resta: “Davvero trovano che questa sia scuola? Come è possibile? E in quanti saranno?” ed è così che improvviso (da non esperto) un modulo google[1], con alcune domande su questo periodo di pandemia, sulla DAD e sulle aspettative verso la scuola e sul futuro e lo inoltro alle mie classi perché, chi volesse, potesse compilarlo in maniera completamente anonima.
A fine mattinata mi arriva una mail di una ragazza: “Fatto prof! Grazie per averci dato la possibilità di esprimerci”. È allora che decido di metterlo su faccialibro, così che chiunque potesse compilarlo: “Più contributi avrò e più il quadro sarà veritiero”, penso.
Dopo 12 ore hanno già risposto in 300 e così evito di pubblicizzarlo una seconda volta (visto che ci sono anche domande aperte, a cui rispondere…) e chiudo la possibilità di inviare risposte due giorni dopo. Mi hanno risposto in 438, di età compresa tra i 14 e i 19 anni. E vorrei ringraziarli tutti.
Questi i dati che ho raccolto:
E quindi la forbice tra chi studia molto e chi lo fa poco si è aperta ancora di più: sono triplicati quelli che studiano poco o niente e raddoppiati quelli che studiano più di 4 ore al giorno, a discapito della fascia 1-3 ore.
L’uso del pc è esploso, così come l’uso del cellulare… ma si poteva ampiamente prevedere[2]. Quello che mi colpisce è che dal confronto dei due grafici si evince che c’è chi è connesso per 8 ore al giorno. Forse anche per 10 ore o più. E questo mi spaventa. Qualche anno fa ho incontrato un primo caso di dipendenza da cellulare, con tanto di crisi di astinenza se gli veniva spento o sottratto… a cosa potrà portare tutto questo?
E, manco a dirlo, sono molto più sedentari…
Ma la cosa che più mi ha colpito è stata la valutazione della DAD:

È vero che il voto medio è solo 6,2 … ma è stata promossa con i 2/3 delle valutazioni sufficienti e con un picco di voti sul discreto!
Tra i commenti liberi si trovano questi: “se i professori si rendessero conto che non siamo più in classe, ma online, e modernizzassero non solo i mezzi, ma anche il metodo di insegnamento, questo nuovo sistema potrebbe essere anche meglio dell’insegnamento in presenza”, “la DAD è come una toppa sui pantaloni appena strappati, cerca di rimettere a posto il danno ma non ci riesce perché è evidente che ci sia un disastro, la toppa si vede, come si vedono i voti calare e la concentrazione minima”, “penso che la DAD da un lato possa essere stancante per le ore passate al pc ma che dall’altro sia meno stressante”, “inadatta ma indispensabile per questa situazione di emergenza”, “mi sento più sicura, ho sempre una scusa pronta e ho magari qualche possibilità in più di copiare”, “sicuramente non è scuola”, “meglio in dad che in classe con persone pronte a divorarti appena respiri”, “mi piace stare a casa”, “è triste”…
Una miriade di pensieri divisi essenzialmente in tre grandi filoni, tra loro sostanzialmente equivalenti in numero:
- mi piace: funziona meglio, è meno stancante/stressante, i voti migliorano
- non mi piace ma è necessaria, data la situazione
- non è scuola
Ad essere onesti c’è anche un quarto filone di pensiero:
- i prof e la scuola italiana fanno schifo
…ma è poco rappresentato…
Guardando però il dettaglio dei voti dati ai diversi aspetti che la DAD coinvolge mi sorge un dubbio: è un voto alla Didattica A Distanza o a come gli insegnanti e la scuola in genere si sono adoperati per innovarsi/rispondere all’emergenza?
Contando che 1 rappresenta un’influenza negativa e 5 una positiva i vari indicatori mi presentano la DAD come un mezzo fallimento:
- influenza sul rendimento: 2,9[3]
- influenza sulla concentrazione: 1,9
- influenza sulla preparazione: 2,5
- influenza sulla motivazione allo studio: 2,0
- influenza sulle energie: 2,1
- influenza sulla socialità: 1,9
- influenza sul coinvolgimento della classe: 1,9
- influenza sulle lezioni tenute dagli insegnanti: 2,3
- influenza sulla possibilità di recupero: 3,0
- influenza sulla possibilità di ripasso: 2,8
- influenza sulla felicità: 2,2
Mi chiedo quindi ancora e chiedo a voi: perché questo scollamento tra voto medio e resa nel dettaglio? Senza contare che, se dovessi esprimere a cuore aperto ciò che penso, vedrei tutto più grigio: come insegnante, per esempio, senza guardarli negli occhi non capisco chi sta capendo, chi si è perso, chi ha bisogno di un aiuto o di un’incitazione e chi invece ha capito e magari tace per insicurezza. E quindi fatico a calibrare il tiro, guidare il gruppo, gestire lezione e dialoghi.
Rincaro: a distanza anche il rapporto di fiducia rischia di sfilacciarsi e con le classi nuove diventa difficile da costruire. Non con il singolo, col gruppo, intendo, e con quelli “più fragili”. Tra telecamere spente, voci assenti e non interventi ci si perde. Non è scuola.
Io credo che i ragazzi non si rendano conto di quanto stiano perdendo. Certo, la mancanza di socialità, di confronto e di incontro (non solo con gli amici, ma anche con “l’altro da sé”), sicuramente la avvertono, ma io parlo anche dei programmi che verranno necessariamente meno approfonditi (e quindi meno conoscenze, meno strumenti, meno sviluppo delle intelligenze, meno mezzi per essere cittadini informati…), delle prove edulcorate (perché anche il metterli alla prova con i giusti tempi e i giusti pesi è importante), e mille altre cose ancora…
Ma forse qualcosa intuiscono…

…con una fiducia verso il futuro che cala da 3,5 a 2,3 e con un 13% che ha cambiato idea verso il domani con motivazioni del tipo “ho completamente perso la voglia di studiare” e “se prima della pandemia era difficile trovare lavoro ora lo è ancora di più”. Ma si trovano anche numerose motivazioni come “avendo avuto più tempo per me ho scoperto moltissime cose e i miei hobby sono aumentati aprendomi nuovi orizzonti” e un solo “Fra vuoi giocare ad among us?”[4].
In chiusura del modulo avevo dato anche la possibilità di esprimere la loro opinione in merito al percorso di studi e alla pandemia. Ho letto 546 risposte (273 per ognuna delle due domande) e, come potrete immaginare, non è possibile riassumerle tutte (ma magari questa estate ci provo!). Concentrandomi quindi solo sulla richiesta “esprimi con parole tue perché pensi che sia importante (o meno) il percorso di studi che stai facendo (nel suo complesso)” come mi aspettavo, si trova di tutto. Dai filosofici “devo ancora trovare anche io una risposta”, passando per i disillusi “non lo so: per me non è molto importante quello che stiamo facendo ora, non ci hanno insegnato niente della vita, credo” si arriva agli illuminati “senza conoscenze non siamo nulla. Il sapere e la continua voglia di imparare e scoprire cose nuove è ciò che ci tiene in vita, che ci dà stimoli per andare avanti. È ovviamente necessario anche per il nostro futuro di cittadini e lavoratori” e ai pragmatici “serve e basta”.
E mi rincuora aver visto come quest’ultime due siano la maggioranza.
…e voi cosa ne pensate, di questi dati e della DAD?
(qui una intervista rilasciata al Corriere di Bologna in merito a questo lavoro)
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[1] Col senno di poi avrei potuto lavorarci di più, ma non immaginavo quale sarebbe stata la mole delle risposte.
[2] Avrei dovuto dare la possibilità di rispondere con un numero o dare comunque le possibilità sino a 12 ore… la prossima pandemia mi riprometto di farlo!
[3] Aggiungerei però che (almeno per quanto mi riguarda) le prove sono state meno, più semplificate e spesso la valutazione è stata falsata da “aiuti” che non posso (e non voglio, visto che sono grandicelli) controllare.
[4] Che dirti, fra? Se mi spieghi che è , magari anche sì. Bella vez!
8 commenti
Massimo Ferri
Nel secondo semestre ho un corso opzionale del terzo anno (che tengo a titolo gratuito) con pochissimi studenti. Un piacere, confrontando con i 200-300 del primo anno. Normalmente apprezzavo il fatto di poter quasi personalizzare le lezioni sui gusti dei singoli; quindi atmosfera bellissima e giudizi stellari nei questionari degli studenti. L’anno scorso, prima esperienza in DAD, sono stato ferito da un questionario piuttosto negativo: c’era uno studente molto attivo, sempre presente e gentile, che si è rivelato scontento di tutta l’impostazione. Come ho potuto non accorgermene? Ecco, lasciami credere che faccia a faccia questo non sarebbe accaduto, avrei potuto intercettare lo scontento e correggere il tiro.
Aspetti positivi, invece? Sì, in un altro corso, tenuto nel primo semestre di questo anno accademico. È un corso internazionale del primo anno della magistrale con studenti da tutto il mondo e preparazioni estremamente differenziate. Negli anni precedenti avevo il guaio che i problemi di visto mi facevano arrivare molti ragazzi una, due, tre settimane dopo l’inizio. Inoltre le difficoltà della materia, per alcuni difficilmente sormontabili per le loro scarsissime basi, facevano scemare la frequenza fino ad avere in aula solo cinque o sei studenti invece dei 70-80 previsti. Be’, quest’anno non solo la frequenza è stata alta fin dall’inizio, visto che ognuno era nel suo paese e il visto non era più un problema; ma curiosamente la frequenza è rimasta alta fino alla fine! Inoltre c’era, nella chat del corso, una utilissima interazione: i bravissimi aiutavano i disperati.
Un commento su ciò che riporti, Federico: mi ha gelato il sangue leggere “meglio in dad che in classe con persone pronte a divorarti appena respiri”. Da antico bullizzato ho sentito su di me questa sofferenza.
federico benuzzi
ho letto con interesse. grazie per la condivisione. ne farò tesoro.
chiara
Grazie Federico, ho molto apprezzato il grande lavoro che hai fatto. Leggere i grafici ben elaborati e le tue osservazioni aiuta molto a mettere ordine nelle mie idee.
Rimane difficile esprimere un giudizio netto sulla DAD: condivido tutto quello che scrivi. Ovvio che mi piace molto di più “vedere gli occhi di chi mi ascolta” ed anche quelli di chi si distrae. Però non credo che, vista la situazione delle nostre aule, sarebbe stata una buona idea mantenere la scuola in presenza per un tempo maggiore.
Ci sarebbe TANTISSIMO da discutere su come si sarebbero potuti spendere i soldi per mettere le aule DAVVERO in sicurezza… però, stante la realtà, apprezzo l’opportunità che ho avuto di poter vedere a distanza i miei studenti, ho potuto chiacchierare con loro di molte cose, ho modificato il programma, certo, ma ho anche fatto fare del lavori diversi che in altri anni non avevo OSATO affrontare. Io insegno scienze allo scientifico, quindi piango all’idea di non aver potuto utilizzare i nostri laboratori, però i ragazzi hanno realizzato ricerche, filmati, hanno inventato dei “giochi di società” su argomenti legati alla ecosostenibilità.
Ho imparato molto, dai miei studenti, su cosa si può fare con gli strumenti informatici moderni che, a 60 anni non avrei imparato ad usare se non fosse stato necessario per interagire con le classi.
VOGLIO vedere il positivo: i ragazzi hanno risorse incredibili, la loro capacità di recupero é grande.
Molto, moltissimo, dipende da noi docenti: non li dobbiamo stressare, non possiamo pretendere chissà che. Diamogli fiducia: spesso é proprio nelle difficoltà che si manifestano le capacità più nascoste.
Stima e cieli sereni!
federico benuzzi
condivido tutto.
…mi preoccupo solo (dati i dati) della forbice che si allarga, di chi resta indietro, del non fatto e del non vissuto, dell’inerzia che dilaga in alcuni… fermo restando gli aspetti positivi che dovremmo cercare di mantenere e di fare nostri… e fermo restando che è stato un dono, in questa situazione, rispetto a niente.
Progetto Zattera
Bravo bravissimo ragazzo
federico benuzzi
ma grazie, grande capo! …mi mancate, sai?
benuzzi_admin
bravo fede, gran lavoro
federico benuzzi
da te, super complimento.